YOUTH – LA GIOVINEZZA di PAOLO SORRENTINO

 

Un film capace di divertire e commuovere

A che cosa ci riferiamo quando parliamo di futuro, quando la vitalità della giovinezza viene meno e ci ritroviamo a fare i conti con una nuova dimensione della vita?

Sorrentino si interroga sulle possibili declinazioni che la giovinezza può assumere e lo fa attraverso la storia di due amici, ognuno a proprio modo, portatore di bellezza e perfezione. Gli ottant’anni di Fred e Mick dovrebbero naufragare dolcemente nelle acque termali di un hotel per super- ricchi, tra massaggi, ricordi e passeggiate; ma non è così perché la malinconia della senilità rende l’animo vulnerabile.

Mick è ossessionato dal suo ultimo film, Fred è apatico.

Lo spettatore capisce subito che il titolo “Youth”, non è certo

la condizione dei personaggi.

 

La giovinezza è ciò che manca ai corpi cadenti degli ospiti dell’hotel, corpi massaggiati, cosparsi di fango, palpeggiati con cura dagli esperti, corpi che sono solo carne.

“Si scoprono un sacco di cose toccandosi”, spiega a Fred la massaggiatrice “ solo le massaggiatrici conoscono il significato del tatto”.

C’è tutto dentro il film: il senso della vita, il prima e il dopo, i genitori, i figli, il dolore, l’arte, il sogno e le ossessioni che evaporano sottili e fragili dalle vasche termali, che volano sopra le cime delle montagne svizzere per perdersi verso l’infinito in una splendida scenografia.

Il focus, ad ogni modo, resta la vecchiaia, perché qualunque sia lo stato del corpo, coincide col momento in cui ci vediamo costretti a guarire dalle ferite del cuore e della psiche, per il semplice fatto che poi non avremo più il tempo per farlo.

Un film capace di divertire e commuovere, a tratti discutibile e un po’ sovraesposto, come lo stile del regista. Youth resta una panoramica sulla vita con due diversi punti di vista, la giovinezza e la vecchiaia,che non per forza devono essere in opposizione.

Laura

 

Un bel film, un film che fa discutere.

“I giovani vedono tutto vicinissimo. Ed è il futuro. I vecchi vedono tutto lontanissimo. Ed è il passato.” Penso che questa affermazione, messa in bocca a Mick, uno dei protagonisti, un vecchio regista che sta lavorando alla sceneggiatura del suo ultimo film, racchiuda una delle possibili spiegazioni del titolo e dell’intero film.

Tutti alla fine, giovani e vecchi, siamo focalizzati sulla giovinezza (gli uni guardando avanti e gli altri guardando indietro), intesa come il periodo più attivo e creativo della vita, perché in essa ritroviamo quelle emozioni e quei desideri che rendono la vita piena, reale. Anzi si può dire che la giovinezza, cioè la vita, non finisca mai del tutto se c’è ancora desiderio e voglia di progettare il futuro.

Ma quando si è giovani non si gode pienamente di questo stato di grazia perché la vita è spesso accompagnata da dolore e frustrazione, e quando si è vecchi o ci si illude di avere ancora le stesse capacità fisiche e intellettuali o si cade in una sorta di apatia, che assomiglia già alla morte.

L’uomo è in precario equilibrio sempre!

Nel film di Sorrentino c’è anche molto altro: ci sono le solitudini individuali, i segreti che ognuno si tiene per sé, i fraintendimenti tra padri e figli, le delusioni, l’insegnamento che chi è più in là negli anni può dare ai giovani … il tutto nella magnifica cornice delle Alpi svizzere.

È un film malinconico e delicato. Il messaggio è quello di continuare a coltivare sogni e perseguire progetti anche in tarda età, consapevoli che alcune capacità si affievoliscono nel tempo, perché “la giovinezza” non si esaurisce mai del tutto. È l’unica possibilità che abbiamo di dare valore alla vita!

Carmen

 

 

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