La danza del momento opposto

Quel giorno il vento soffiava piano, leggiadro ballerino e compositore al tempo stesso di una musica immaginaria e fantastica.
Scivolava dolcemente lungo prati che sconfinavano alla vista, inerpicandosi e discendendo rapidamente per lievi pendii.
Accarezzava piano le foglie verdi, protese verso l’alto inseguendo uno ad uno i caldi raggi estivi di un sole che tornava ad essere sovrano del cielo finalmente terso, mentre la nuova stagione andava inoltrandosi.
Scorrazzava tristemente tra mille fiori variopinti,il vento, dando vita a cornici surreali che contrastavano, in quel giorno senza tempo, con le immagini dell’epica battaglia che stava per compiersi poco distante.
Due immensi schieramenti, eguali

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nel numero ma opposti nei colori di contrada, si preparavano al combattimento disponendosi simmetricamente uno in fronte all’altro come fossero mossi da una stessa grande mano.
Trascorsi lunghissimi momenti di estatica attesa, immersi in un placido silenzio, i soldati delle prime linee aprirono le ostilità disegnando, rapidi e sicuri, ampie traiettorie alle quali la precisione di quegli spostamenti fantasiosi conferiva l’aspetto di una strana danza che si librava delicatamente attraverso i fitti raggi di sole e le più scure e circoscritte zone d’ombra, sulle note di archi e violini fantastici e a tempo di una sonata romantica e travolgente.
Gli arcieri scoccarono le prime frecce, i cavalieri sguainarono le loro spade e le loro lame lucenti riflettevano da molteplici angolazioni le immagini di quella sfida, appena iniziata ma già entrata nel vivo.
Furono i primi atti di quello che poteva sembrare un avvincente racconto che aveva preso vita dalle parole di un ignoto narratore, o di un’entusiasmante opera scappata al suo teatro e che invece ora si inscenava proprio lì, sotto il sole intenso di quella giornata afosa, mitigata soltanto da una brezza flebile che sferzava dolcemente l’aria sempre più intrisa dell’acre odore del sangue.
Questo palcoscenico era privo di sipari che potessero delimitarne i confini, e sembrava incredibile come la quiete del paesaggio circostante fosse rimasta immutata nei suoi colori limpidi e pacifici.
Il cuore della battaglia infuriava ora nel centro della radura in cui gli schieramenti si erano trovati a combattere, mentre tutt’intorno si disponevano lentamente e con movimenti ordinati coloro che erano stati incaricati di osservare l’ andamento dello scontro per essere pronti a partecipare tempestivamente alle sortite finali e decisive o a ripiegare con altrettanta rapidità in difesa del proprio sovrano in caso di necessità.
I vasti spazi lasciati fin dall’inizio inoccupati aumentavano con sorprendente regolarità man mano che i corpi dei soldati feriti a morte venivano celermente trasportati ai margini del conflitto secondo un patto cui nessuno dei due comandanti aveva potuto sottrarsi.
Mentre lo scontro si avviava alla sua tragica conclusione, con uno schieramento che lentamente aveva preso il sopravvento, entrambe le linee di comando, finora rimaste protette, si avvicinarono inesorabilmente l’una all’altra.
Fu allora che il viso affascinante della regina, mentre partecipava all’avanzata con le sue truppe, mutò improvvisamente espressione, e i suoi occhi, che erano fino ad allora rimasti serrati ed impassibili, si illuminarono di calde lacrime trattenute ed invisibili che, nonostante fossero rimaste intrappolate, li venarono di un languido sentimento melanconico. Erano occhi tanto belli da sembrare incastonati delle stesse gemme che impreziosivano la sua corona, forti e profondi, proprio come ella era sempre stata, nobile e coraggiosa nel vivere intensamente ogni attimo della sua vita, anche quando questo l’ aveva portata a dover mettere in dubbio la sua fedeltà.
Gli schieramenti ripresero, in questa fase, i passi di quella strana danza che aveva caratterizzato l’inizio del conflitto, interrompendola a volte, con rapidi ed incisivi attacchi nel tentativo di penetrare definitivamente le ultime difese nemiche.
In queste fasi decisive per la vittoria, stava vivendo uno dei momenti più intensi anche la storia di un amore tanto grande quanto impossibile, nato anni prima ma mai consumato e il cui destino si era ora intrecciato irrimediabilmente a quello della contesa in atto, schierando i due amanti nel triste ruolo di avversari.
Era un sentimento nato forte, sprigionatosi dal profondo dei loro animi con una potenza pari soltanto al carisma che entrambi avevano dimostrato di avere in diverse circostanze.
Fu l’ alchimia che si instaurò tra quegli sguardi nel momento in cui si incrociarono per la prima volta a permettere a questo sentimento di sopraffare lentamente il senso di colpa che pulsava fortissimo in entrambi, a permettere a ciascuno di farsi pervadere definitivamente di questo amore così improvviso e travolgente, rinunciando in una sola volta a tutte quelle qualità, come coerenza e rettitudine, che avevano costruito con così tanta fatica.
Il re assediato fu costretto ad indietreggiare sempre più rapidamente finchè nessuno dei suoi soldati fu più in grado di intervenire in sua difesa.
La sua sorte era ormai segnata ma lo stesso fato che aveva intessuto questa trama così articolata non aveva ancora terminato di muovere i fili con cui aveva guidato i personaggi della sua rappresentazione.
Fu infatti la regina a dover scagliare l’ ultima e decisiva offesa, con gli occhi soffocati da lacrime che ora sgorgavano incessantemente e che percorrevano il suo viso fino ad insinuarsi tra le sue labbra carnose e lievemente dischiuse, portando con loro il sapore aspro di un dolore che la stava ferendo intensamente. Ella si diresse verso di lui

muovendo passi sempre più rapidi e decisi e, prima di sferrare il colpo mortale, si unì a lui in un bacio rapido e fugace ma infinito nei sensi.
Il pugnale ancora intonso trafisse il suo amato, colorandosi del suo sangue, nutrendosi della sua carne. Il re si accasciò lentamente sulle proprie ginocchia guardando fisso negli occhi la sua triste avversaria, e sul suo viso ancora pulito, quelle labbra che avevano fino alla fine incitato i suoi soldati, si distesero a fatica sino a formare un timido sorriso.
Quel bacio racchiudeva gli anni non vissuti, i sorrisi soffocati, i sogni mai realizzati di un amore che si era rivelato dolcemente impossibile.
Così la storia di quella partita così avvincente, in cui i due vecchi amici si erano cimentati arroccando torri, sfidando alfieri, intrecciando i movimenti di pedoni e cavalli, coronò e distrusse contemporaneamente il grande sogno di due innamorati, che ogni volta giungevano a sfiorarsi in combattimento su quella scacchiera apparentemente senza vita,in quel vasto parco metropolitano, all’ombra di alcuni alberi mossi dal vento, in un soleggiato pomeriggio di un giorno che resterà senza tempo.

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