“Mamma bella …tanto bene”

E’ sera.
In casa siamo rimasti solo io e Gabriele. Stiamo guardando per l’ennesima volta il film “Batman e Robin”.
Forse le mie amiche in questo momento staranno vedendo su Rai Uno Superquark o qualche bel film… Anch’io lo preferirei, ma sono ugualmente contenta perché non sono molti i momenti in cui riesco ad interagire serenamente e piacevolmente con questo mio figlio

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che quattordici anni fa , col suo arrivo, ha stravolto la mia vita.
Mi piace fare qualcosa insieme a lui, mi placa i sensi di colpa….

 

Due settimane prima della nascita mi ero recata a far visita in ospedale ad un’amica , come me di trentadue anni, che aveva dato alla luce il suo secondogenito. Le avevo detto che l’invidiavo perché ormai sapeva di avere un figlio sano.
Era rimasta turbata dalla mia eccessiva ansia: dopo tutto anch’io non ero alla mia prima esperienza e la gravidanza non aveva dato problemi.
Temevo qualche malformazione per via di quelle maledette pillole galeniche per la gastrite che avevo assunto nel primo mese, ma non avevo mai pensato ad un figlio Down. Ero giovane.
Per questo mi sono sentita terribilmente tradita proprio da quella scienza che io amavo.
Quante volte avevo letto o sentito che il rischio era legato alle donne di quaranta e più anni e del resto, nel mio paese, gli unici due casi erano proprio nati da madri “vecchie”.
Avevo conosciuto solo uno di questi bambini. A scuola aveva fatto venire l’esaurimento nervoso ad una collega che aveva anni di insegnamento esemplare alle spalle.
No, non volevo un figlio così! Che cosa avevo fatto per meritarmi un castigo così grande?
Gli altri tipi di handicap mi sembravano più tolleranti per una madre . Non era colpa della madre se un figlio aveva avuto un’asfissia neonatale, compressione da forcipe o altro.
Ma mio figlio era così perché Io avevo, a dispetto dell’aspetto fisico esteriore, uno o chissà quanti ovuli vecchi.
Non ero stata capace di fare un figlio sano .
Ero pervasa da sentimenti d’inadeguatezza , inferiorità, infelicità e…rabbia.
Ho passato i primi giorni a piangere e a sperare, come dicevano i medici, che quel figlio morisse.

Invece Gabriele ha superato ogni crisi e ora è forte e robusto.
Poco alla volta sono cadute le poche ambizioni che avevo per il lavoro e ho deciso di dedicarmi alla famiglia.
E’ però aumentato il rammarico di non aver accettato subito Gabriele. Avevo probabilmente una buona intelligenza razionale, ma mi mancava, per la mia storia personale, quella che oggigiorno chiamano emotiva.


Gabriele non parla ancora bene e a volte penso che la colpa sia solo mia poiché non gli ho dato da piccolo quell’amore incondizionato, indispensabile ad un bimbo per crescere bene. Eppure all’università avevo letto i libri della Klein , della Dolto …
Allora cerco di consolarmi pensando che magari la causa è invece genetica.

Il film è finito, Gabriele spegne il videoregistratore e la tivvù, poi mi abbraccia teneramente dicendomi: – Mamma bella ,.. tanto bene …io nanna.
Lo guardo salire da solo in camera e penso: – Che voglio di più dalla vita?-

Maria Teresa

Saronno 2 settembre 2000



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