L’infanzia di Gesù

 

L’infanzia di Gesù

Coetzee è uno scrittore bianco sudafricano che nel 2003 ha vinto il premio Nobel per la letteratura.

La prima domanda che ci si pone, leggendo il libro, è: perché questo titolo, dal momento che non si parla di Gesù? La storia è costruita come una metafora, prendendo in prestito alcuni spunti dal Vangelo. David ha un padre putativo, Simon, e una madre vergine, Ines (che significa purezza, castità) che, quando le viene chiesto di far da madre a David, dopo un iniziale turbamento, accetta. Non è forse la madre ideale perché da un lato lo tratta da bambino piccolo, lo vuole tutto per sé e dall’altro lo vede come qualcosa di speciale, un bambino eccezionale e lo fa sentire onnipotente.

E’ una storia surreale. Surreale è il mondo in cui approdano Simon e David. Tutti hanno diritto a una casa, a un lavoro, spesso faticoso e male organizzato, e a pochi soldi per acquistare cibo. Gli abitanti di Novilla sembrano ingenui, poco inclini a porsi domande e a migliorare le proprie condizioni di vita. Sembrano senza desideri e vivono l’ordine costituito e le leggi che lo regolano come una realtà naturale e immodificabile, e questo li porta ad essere obbedienti e pacifici. Sembrano un po’ decelebrati, fanno fatica a capire certi discorsi, piuttosto semplici, di Simon.

Simon è una guida per David. Risponde alle sue domande, lo fa riflettere, lo stimola ad appassionarsi alla storia di Don Chisciotte. Ma David ha dei problemi a scuola e non cresce bene: è convinto di avere dei poteri e di essere speciale rispetto agli altri bambini. Simon e Ines gli vogliono così bene da farglielo credere. Lui si rifugia nel mondo della fantasia e spinge i due genitori a mettere in discussione quel mondo, quella realtà a cui sono approdati per andare in cerca di una nuova città e un nuovo futuro.

Mi pare che Coetzee abbia un’idea piuttosto pessimista dell’umanità. E non pone eccessiva fiducia neppure nei bambini. Ma lascia aperto uno spiraglio. Anche nel suo libro “Vergogna” non si sa cosa succederà in futuro. Forse l’umanità futura saprà trovare nuove strade per una felicità sostenibile per tutti. Forse.

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